Translate

sabato 30 novembre 2013

VIOLA DI PENSIERO

 
 
 
VIOLA DI PENSIERO
 
Scompari dalla terra
ed io con te
mi sciolgo nella pioggia
di queste brulle foglie
-e tu con me-
  a stendere la vita
come ti fossi accanto.
 
Carezze d’aria.
Quel poter piangere
la tua malinconia
giocando tra le vigne
e il cielo
 
lo stesso che ci sembrava
un areoplano
e il vento ci aspettava
dietro i voli di quest’altalena

lo stesso che piangeva
la libertà di crescere
dentro lo sconfinato
fiato di novembre
 
dietro filari di lampioni
e viole
che un tempo furono le tue
nel mio pensiero.
 
 
Maria Grazia Vai
…mentre il silenzio della neve, -cade-


mercoledì 27 novembre 2013

C’è sempre il blu


 
 
 
 
C’É SEMPRE IL BLU
 
E ancora torno a dissipare sguardi
fra i miei giovani passi e le tue ore
Dove l’acqua dei giochi si perde
tra le mani che respingendomi, ti  attraversano
E come saliva sugli occhi del domani -ci consuma
 
T’avrei guardato in questo buio d’oltre
Come fa la pioggia con le ombre
e freme tra la fodera di un abito che maledice
l’alba e i suoi contorni.
 
T’avrei guardato come l’inverno fa coi
torsoli di mela, quando rimane soltanto la fiamma
E i legni –senza chiodi – gemono la neve
del mattino
 
C’è ancora il blu
 
C’è sempre tanto da vedere in queste mani strette ai polsi
del tuo letto di mimose
pur di tenerti appesa ai chiodi d’una parete senza viole
e ritrovarti fra gli occhi di cera
di queste labbra che piangono
 
e con le mani -cantandoti la vita- muoiono.
 

Maria Grazia Vai

domenica 24 novembre 2013

photopoesis

 


PARLAMI DEL MELOGRANO

 
 

PARLAMI DEL MELOGRANO
 
 
Pareti senza voce né tempo
strappano l’ultima pagina
dagli inverni ancora svegli
dei sentimenti che ho soffocato
negli sguardi rotti delle tue stanze.
 
Trascinando d’ogni ora - le mani
e gli occhi - fin dove resta gestante
l’uso segreto della parola. Lì,
dove l’amore sciocco delle nostre
candele, torna ad essere quell’impazienza
che partorisce il nome dei passi nell’utero
amaranto dei giocattoli di carta.
 
Quei sandali che spezzano le corde
del silenzio, solo per piangerti le note
di una musica di pezza. Qui, tra i polsi
che gridano senza che alcuno ci veda
 
Dove ancora avrò voce per ricordare
il gusto di un bacio, e voglio sia Tu -a
masticarmi la buccia e i pensieri.
Annegando nel mio stesso pensarti
come un cero tra i fiori del melograno.
 
Tra le stelle rapite o i lamenti scomposti
del nostro desiderio, legato al fianco grezzo
d’una notte, consumata nel respiro della
penultima -incomprensibile parola
 
riemersa -pellegrina, a illuminare i fuochi
di altri fiati.
 


Maria Grazia Vai
 

sabato 23 novembre 2013

Sarai

 
 
 
 
sARAI
 
Sarà quell’aria accesa sopra i vetri
delle tue parole, a regalarmi amore
ai seni di carta delle stagioni.
Nutrirà l’ingenuità -ancora sveglia
sotto le ciglia sudate di quelle storie
vissute negli incomprensibili giardini
di seta rossa.
 
Arriverà confusa, indossando un solo
impaziente e vorace ricordo. Un’immagine
d’acqua dallo stesso sapore dei tuoi muti
cancelli. E di me, brucerà ogni alba dimenticata
vestita, nel fuoco più timido dei tuoi inverni.
 
Arriverà, sorseggiando il battito più
colorato nell’antro vergine della casa
di sorrisi che per te ho costruito, mentre
distante ascoltavi il pianto del mare.
 
Fin oltre le nuvole con cui mi stai toccando
il cuore. Tu che sei -della foga del silenzio,
l’ammutolirsi del vento sulle federe di pizzo
dei nostri incroci d’occhi. Nervosi,
 
tra le mani infreddolite dei miei sogni di latte.
 
 
Maria Grazia Vai
sulle note di Milk- Sea Oleena

puoi ascoltarla anche sul mio blog di SCRIVERE

martedì 19 novembre 2013

Metafore e silenzi

 

 
 
METAFORE E SILENZI
 
 
Respirami dove la sera trova il coraggio
d’indossare la cute impaziente delle lucciole.
 
Nell’iride scoperta di quel cancello latitante
dove arrossisce ancora la mia mano, in cerca
dei tuoi occhi viola, come la zolla che salvò
la voce delle carezze sulle labbra inermi di quel
muto sacrificio.
 
Quel mentre dove sboccia l’ancora che stringe
il passo al tuo volere e sfocia in vento
l’insonne scricchiolio del tuo cuscino
Quello che stinge fino alla secca del silenzio
e ghiaccia tra i fiori del Mirto
 
Finché saprà bruciare il sogno che fosse la
paura -a domandarci il cuore di quella
parola rimasta sepolta nella cecità del tuono.
Come il sangue avesse disegnato il segreto
delle nostre fermate sul volto di quello spinoso
lavacro, fiorito altrove, il giorno in cui persino
il dolore camminerà scalzo sull'utero del nostro
vorace comandamento.
 
Lì, nel fondo dell’Anima dove il tempo
prenderà vita -abbandonando le sue forme
quasi fosse la carta di zucchero
che avvolgendo la pioggia -ti respira,
 
con la metafora d’un solo fiato.-
 
 
Maria Grazia Vai
 
 
video di Maria Grazia Vai
voce narrante Gianluca Regondi
musica di Frederic Delarue
" From My Heart "

venerdì 8 novembre 2013

Forse non sai

 
 
 
FORSE NON SAI
 
Come le corse tra i roseti
non troppo distanti
e gli amori autunnali
diventati adulti
 
ritroverai le vecchie traiettorie
di certe foglie
che ostentavano il cielo
quando ancora le rondini
fiorivano lontano, e la quiete del tempo
nitriva la dolcezza di una mano
attorcigliata ai lembi
di un ciondolo di pezza
E non cadrai
 
Quand’anche il guaire della pioggia
ritornerà dai boschi
per diventare l’ombra
di un albero di tenerezza
 
E forse
 
non saprai mai
Chi ti riempiva di gelsomini
le incertezze.
 
E di tenere braccia -i tuoi maglioni,
tutti.
 

 
maria grazia vai

8novembreduemila13
... sulle note di Halo “ Sea and Sand “ ...



domenica 3 novembre 2013

DOVE TUONA L'AQUILONE


una poesia di Maria Grazia Vai  & Paolo Amoruso
tratta dalla silloge Aldebaran
voce narrante Patrizia Stefanelli
video di Maria Grazia Vai
sulle note di " A Summer Story "
di Georges Delerue
 
 
 
Hanno il sapore dei tuoi passi
le mie pagine. Quelle più vicine
alla ciglia arrotondata del cielo.
 
Le vedo sollevare i fianchi
lungo le nervature di canzoni,
oltre un silenzio breve
che ancora ci cammina gli occhi
e le stagioni
 
proprio ora che l’inverno
finisce di accorciare le sue maniche
io ti scrivo accanto al mio sorriso,
agli angoli e al centro di questi sandali
che sono un cielo di aquiloni.
 
Laggiù dove le nuvole ritornano
dai campi,
dove la neve è soltanto
il fiato triste
in cui sollevo e abbasso il cuore
 
E nel cielo che ci sta guardando
scrivo forte -e ti comprendo
come fulmine di temporale.
 
Mentre i sandali si fanno greto
di torrente
 
e il fiume, sorridendo mi cammina.
 
  
paoloamoruso &mariagraziavai

venerdì 1 novembre 2013

TRA CIGLIA E PIUME

 
 
Del silenzio siamo -la voce-
che restituisce le mani ai seni
della luna.
 
Quel corpo sconfinato
la cui bocca è un alveo di lingue
innamorate, che cantano il desiderio
negli occhi della sera. Come fossimo
cacao nelle vene di un tramonto.
E il buio -la Luce anoressica di un tuono.
 
L’andare e il divenire tra un fiato e il
suo volere, l’intaglio sulla fronte semichiusa
del tuo sguardo, che torna dalle tempie
alla saliva del mio petto.
 
Quell’epidermide ch’è voce del tuo
sangue, ed io -la cinghia tra le costole
dei tuoi pensieri insonni-
 
appiccicati al ventre della mia anima.
 
 
Maria Grazia Vai