Translate

giovedì 29 agosto 2013

Pour vous dire

 

 
Pour vous dire

 

 
Non potevi saperlo che
seppure statiche, certe strade
ritornano a scorrerti senza
neppure un sussulto di passi,
senza nemmeno dirlo -ancor
prima tu possa sentirne la parte
più liscia dei sassi.
 
Ammutolivi le mie braccia
parlandomi dei sandali che
avrebbero riempito la culla
del mio petto, affinché l’ombra
della tua bocca mi coprisse come
la neve fa con certe rose anche
d’inverno. Come se il pronunciarti
restasse l’unico silenzio -fermo.
 
Quello che non si scioglie, che
ancora mi nasconde e solo a te
-perenne, come il muschio tra
le fioriere- come un vagito
d’occhi, si rivela.
 
 
Maria Grazia Vai
29agostoduemila13

martedì 27 agosto 2013


LA PROMESSA

 

poesia di Paolo Amoruso
video di Maria Grazia Vai

sulle note di “ Imaginary You “ - No Clear Mind


Ti amai le parole dentro gli occhi
abusati d’una gerla cieca, come di
tutte le sue sorde vivande le mie
mani avessero già sentito la fame
delle stagioni, dove il gelido dei
guanciali era l’accento assordante
di un'altra profumata finzione.

Una galera troppo giovane e bella
per esserti il cospetto di una strada
riscritta tra i carboni accesi di un
perdono ammalato di passione.
Un petto che non ha mai risposto
a quegli sguardi cupidi di pelle,
ma che tutt’oggi -geme l’intima pazzia
della gola.

E di quei giorni senz’abbracci,
lo cerco ancora il germe delle tue iniziali,
quell’assurdo peregrinaggio nelle cicatrici
spontanee dei fogli. Gli stessi mondi, che
immagino nell’intestino celato dei passi,
nella forma di viaggi intravisti per caso,
o per anonimo volere di ossa e palati
da internare.

E per quale mancato bacio
tra i colori di qualunque ribelle alloggio
c’è sempre una promessa che maledice
la mia bocca?

Io vorrei ci fosse un tempo che non dubitasse
delle mie feroci assenze di sentimento.
Vorrei ci fosse un tempo che ti spiegasse
perché ogni volta scelgo la carne più
severa per raccontare la mia innocenza,

- e la notte, quando è il buio a scrivere i
suoi segreti, io torno a morire accanto alla luce
delle tue ginocchia ferite -


Paolo Amoruso
Durante la mezzanotte di agosto 2013



 

venerdì 23 agosto 2013

MAGNIFICENZA

  
MAGNIFICENZA
 

 
Certi giorni si infilano - di coltre in
coltre - in orge di dolore, dentro l’utero
di un sogno a dispetto di qualcosa
che è troppo breve per esserti viaggio
o memoria. E la mia gola ne è un
desiderio astratto, un ritratto che siede ancora
le barbarie dell’innamoramento.
 
Quel prato di voraci amplessi,
che d’ogni lettera strozzava il gelo
agli sguardi insapori. Riscrivendomi
-ventre per i tuoi lamenti senza casa.
 
Perché sono i tuoi frutti maturi,
quelli che strappando le radici
ai baci respirati oltre il cancello
trattengo ancora fra le scritte dei
miei sogni immobili
 
E se quest’aria violentata
un giorno spegnerà le sue candele
avrò ancora due braccia salate da sfamare;
L’ombra dei tuoi orfani vocaboli,
gli stessi occhi che m’hanno salvato il
sorriso dal flagello d’un giardino mai
calpestato.
 
quasi fossero le E furono labbra fuori posto di falene e 
poi gazzelle. Smarrite fra gli inguini feriti della
donna che mi stava accanto e intorno. Quella
stessa che ancora mi reclama tra le pagine
ignoranti di un vangelo d’apatia
 
[d’ogni suo -se pur lontano, feroce risveglio]
  
 
 Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
agosto 2013
sulle note di “ Time For Use “ di Andre Rieu
 
 
 
video di Maria Grazia Vai
 
 
 

martedì 20 agosto 2013

DI ROSE E SCREZIATI AUTUNNI

puoi ascoltarla anche su SCRIVERE.INFO


DI ROSE E SCREZIATI AUTUNNI

 


T’avrei bevuto fino allo sfinimento
come miele dalle labbra di un bambino
senza toccarti, senza neppure guardarti.
 
L’avrei scritto sotto l’albero del melo
e ancora più a fondo, tra la paglia del
mio nido di conchiglie. Fino a cambiarti
l’esistenza -e a renderti la somiglianza
euforica, tra gli uteri ribelli delle mie
passioni bruciate.
 
Come nessun altro sudore m’avrebbe
innamorato. Come la mia mano
abitasse da sempre la sete nuda delle
tue anziane falene. E la verginità di quel
giorno appena sfiorato, fosse l’unica strada
da percorrere, per conoscere la dolcezza
dei tuoi fiati.
 
Se desideri così tanto addormentare
le ingenue allodole dei tuoi versi
sull’innocenza delle mie innumerevoli ali,
allora spiegami perché non posso essere
quel dolce canto di vento senza fine né
inizio, -e amarti come un telo di fuoco
steso sotto l’ombra dei paradisi proibiti,
 
diventando, del tempo che rimane, la libertà 
negli occhi del tuo sorriso.
 
Poiché qualcosa ancora vola sui dirupi della
tua dolcezza, dove l’acqua mi colora più
dei viola, quasi fossero le dune solitarie
in un deserto di ciliegi. Più degli acini della
mia vigna, prima ancora che il vento si
faccia portavoce della tua vendemmia,
 
ubriacandomi della follia delle tue mani insonni.
Senza rime. Senza neppure averti.
 
Invisibile, tra le parole e i tuoi rintocchi, in una
notte barocca, come d’autunno le mie rose
-di metà agosto.
 
 
Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
sulle note di “Oxygene - The Ocean “


GL’INGUINI DEI FIORI

 
 
GL’INGUINI DEI FIORI
 
Di queste mani anoressiche
sei l’urlo accecante dietro i
teli consumati della bocca
 
Quel Silenzio che mi spaventa
ma ancora mi accompagna fino
ai bordi sconfinati delle tue carezze,
bruciando dove il giorno ha già deposto
le sue impronte. Dove piove il mio
tempo e tu sei l’acqua che mi raccoglie
dentro i fogli di un bacio strappato,
sopravvissuto all’età degl’inverni
 
E lì, t’incide. Ogni sera -come fossi
un gessetto rosso tra i diamanti,
solo per farne la più scarlatta delle bugie
Quando tutto, fuori -sembra negarti
ma qualcosa -già ti sta pensando.
 
Guardandoti cadere, come di antiche
nenie, dalle foglie del mio albero dei desideri
 
[nell’impossibilità -di esisterti le labbra]
 
 
 Maria Grazia Vai
sulle note di “ Milk - Sea Oleena “

venerdì 16 agosto 2013

DI PORCELLANA E SILENZI


( photo by dasTOK )


DI PORCELLANA E SILENZI


Neanche il cielo può comprenderlo,
questo volermi consumare dove la
tua bocca è una stanza immobile.
Dove ogni affetto è una pretesa per
non smettere di ascoltare il tuo dolore.
Niente, più di te, è capace di spogliarmi
così a lungo. Di rubare la voce a quello
che continua -a bruciare, e non sa leggere
dentro i pozzi ruvidi dei desideri. E poi
esplodere, sulla fronte sudata, in cui le
mie stesse mani scappano.
Solo gli occhi lo sanno. Per questo
annegano ciò che guardano, quando
non ci sei. Sciogliendo persino il tempo
e il suo lamento, che t’immagina sorda
in questo mio trattenere la confusione del
sangue, fra il tramonto e l’ovulo di un nuovo
tormento.
Perché di tutti i sogni che ho indossato
soltanto tu m’hai resa un verbo.
Come fossi la sabbia di un cuore
d’argento, come l’inverno nei pugni
d’assenzio o il fiato che affonda le
braccia di un fiore.
E nel perdermi negli occhi del silenzio
io ti pronuncio le corolle che non ho
mai sbocciato, come fossi -di un bosco-
l’appiglio che  profuma tra i cespugli
e la sabbia.
Solo per ricordarti che di soli petali
non vivo, e di sole radici non si disseta
la rugiada che ho nel petto.
Poiché bramo l’Amore e la tua bocca,
tra le braccia della mia gola e le carezze
delle tue giovani -erranti betulle.
  
Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
17agostoduemila13
« sulle note di Pink Floyd - Comfortably Numb »

giovedì 15 agosto 2013

CARILLON di Paolo Amoruso

 
 
 
CARILLON
di Paolo Amoruso
 
tratta dalla sillogi inedita
" Fuggo per Amore "
 
video di Maria Grazia Vai
 
sulle note di
" La Casa di Nuvole" Gianluca J. Attanasio





Certe maglie fuggono al contrario;
con gli occhi chiusi e solo un fuoco
a indossare la vita che non placa la
timidezza dei suoi dolori adolescenti.
Come loro le mie -labbra bianche-,
rincorrono il fusto macilento d’una
preghiera che ogni notte sanguina
nell’occhio invisibile dei gufi.

Giungendo sulla fronte del cortile
mantenuto intatto sulla schiena d’ogni
mio rimpianto, come l’innocenza delle
larve che crescendo, annegano nella cecità
dei sogni. Quelli che mi somigliano nella ribellione
degli anni. Rinchiusi nella cerniera bagnata
-d’un manicomio azzurro, legato al ceppo
sacro di un ultimo respiro d’amore.-

Un bacio che muore mentre ti cerco
e prima di tornare ad essere i capelli del
vento, mi tatua al collo della tua -dolce
empietà. -Quasi fossi un grillo che ha fretta
di scrivere il mendicare nello stomaco dell’alba.

E se non puoi sentirmi, allora uccidimi.
Perché nulla può cambiare il mio destino.
Io resterò quella -tigre suicida che chiusi
gli occhi, ti nevica il cuore.-

 
 

 
© Paolo Amoruso

UN CHIOSCO DI RICORDI




Dove i fiati si perdono
il glicine s’intreccia al
rosmarino, e la storia
diventa un refolo di
spezie che alle volte si
veste del tuo odore,
con me al suo centro
e Tu -tra le mie cose
smarrite. Esangue come
bolla di sapone sulla
schiena marmorea del
silenzio. Dove ascolto
la pioggia -con te, tra
i suoi rintocchi.
 
 
 Maria Grazia Vai
Ferragostoduemila13

martedì 13 agosto 2013

LA MEMORIA DEI FIORDALISI

puoi ascoltarla anche sul blog di SCRIVERE

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LA MEMORIA DEI FIORDALISI

Ancora mi raccoglie
la verginità di quelle foglie
dallo sguardo forestiero.
 
Sei così lontano, eppure posso sentirlo
l’urlo giovane del tuo vivaio, la
vertigine in fondo alle ossa come
il risalirti la distanza tra le vene e
l’impazienza d’esserti memoria liquida.
 
Là dove attraccavo e, ancora oggi
portato dalle rughe amare della pioggia
-divento la dolcezza sulle labbra di un
sorriso- che la tua mano spoglia
 
poi aprendolo lo riempie con la -terra
sempre fertile dell’amore che ci vive
i polsi- e dentro guaisce più d’una vita
stuprata, sorseggiando le incisioni come
fossero saline.
 
Quelle che grondano, insapori
-sfamandoci le mani- dalla carta
essiccata del cuore. E i fiordalisi
 
-schiuderli, profumandoli di rosa.

 
 
© Maria Grazia Vai &  Paolo Amoruso

sabato 10 agosto 2013

ERI D’AGOSTO

Eri d'Agosto di Maria Grazia Vai (Amore)



ERI D’AGOSTO



 
 
Null’altro. O altrove,
forse una nuvola soltanto
ti raccolse tra i capelli dell’estate
mentre il bianco di una stanza -come il nero
dei miei occhi, ancora piove
 
Furono i gesti, la neve
o forse le crepe sul muro
di un acquerello,
a riempire il silenzio delle parole
ma non il vuoto delle tue canzoni
 
Eri d’Agosto
 
Tra le risposte in cerca
d’una ragione, nel mio cercarti tra i passi del nulla
Quel rimanerti avvolta, come la lana
di una carezza -che nevicando ti aspetta
sull’uscio del natale.
 
Anche adesso, mentre l’acqua distorce
i contorni ma non la voce
che pur -non ti vede, ma scrive
Come quando il dolore non sa tacere,
e grida -maiuscolo, il Tuo nome.
 
 
Maria Grazia Vai
10agostoduemila13
 
dedicated …..a Giacomina, mia Madre (il mio unico agosto)

sulle note di

 

venerdì 9 agosto 2013

LITANY


puoi leggerla anche qui: sul mio blog di SCRIVERE


 
 
LITANY
 
Prendimi l’aria.
Privami d’ogni dubbio vestito.
E spoglia di questa mia voce confusa
ogni lucchetto sudato. Come fossi quel
tempo di neve che aspetta d’essere
scagliato dove il fuoco è un’altra mano
ingenua da accogliere.
 
Ripassami la mano tra le chiome di
genziana che io stessa avevo schiuso
tra le dita, come un drappo di ricordi
che si destano tra le parole, fin oltre
un fioco brivido rimarginato tra le costole
di gesso di un sorriso.
 
Dentro questa lanterna di sola
-avida preghiera. Un’età smarrita
nel rincorrersi di baci svuotati,
sopra linee oblique -e contorni
inesplosi, ricordando gli specchi velenosi
della vita. Al margine imperfetto del calice
rosso che ci rubò i nomi, mischiandoli al suono
di floridi giacigli.
 
Ed è mentre esci dal mio fiato di lana
che la mia bocca dimentica gl’inverni
e le promesse senza neve, per ritornare
dove il canto divenne il nero sibilo
del tuo silenzio, fermo sotto i sandali appena
masticati della sera.
 
Nell’invocarti -tra il sale e le rose, come fossi
dei passi insapori, la litania immortale di un bacio
di ghiaccio, e rame.
 
  
 
© Maria Grazia Vai & Paolo Amoruso
8agostoduemila13


puoi ascoltare il video con la voce narrante di
Gianluca Regondi

Musicvideo "La presenza della tua assenza" by Stefano Ottomano
tratto dall'album "Come trascinate dal vento"
Regia di Alessandro Porzio
con Angela Curri Ezio Savino
Viola/ampfs copyright ® 2012

L’utilizzo delle immagini per il montaggio della videopoesia è stato gentilmente concesso dall’artista Stefano Ottomano (agosto 2013)

Un video di Maria Grazia Vai